ADIT incontra la professoressa Filomena Maggino

Filomena Maggino

ADIT ha incontrato la professoressa Filomena Maggino
Intervista di Gabriella Lepre

Presidente della Cabina di regia “BENESSERE ITALIA” e Consigliera del Premier Giuseppe Conte per il benessere equo e sostenibile e la statistica, da qualche mese la Professoressa Filomena Maggino è membro del Comitato di esperti in materia economica e sociale, istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, per fronteggiare la cosiddetta “fase 2” dell’emergenza legata al Covid 19.
Docente di Statistica sociale all’università “La Sapienza” di Roma, Maggino è direttrice della rivista scientifica internazionale Social Indicators Research e dell’Enciclopedia sulla ricerca nel campo della Qualità della Vita e del Benessere, è presidente e cofondatrice dell’Associazione Italiana per gli Studi sulla Qualità della Vita (Aiquav).

Presidente Maggino, l’Unione Europea sempre più al femminile con tre figure chiave: Merkel, von der Leyen e Lagarde. Anche lei è a capo dell’importante cabina di regia Benessere Italia ed è inoltre nella task force di esperti che guiderà la ripartenza del Paese dopo il Covid-19. Quanto è importante la visione delle donne per l’Europa e per l’Italia e quanta strada ancora c’è da fare?

“Indubbiamente, sempre più donne stanno raggiungendo posizioni importanti e di potere. Questo non vuol dire che necessariamente la situazione delle donne, in termini di eguaglianza dei diritti ed equità dei risultati, sia migliorata. Tanta strada occorre ancora percorrere sia in termini normativi che in termini culturali.
Da statistica che si occupa da decenni di indicatori che misurino il benessere dei Paesi, superando l’ottica del PIL, sto riflettendo da tempo su come possa essere adeguatamente misurata l’uguaglianza di genere. La questione centrale è: quando si parla di uguaglianza di genere a cosa ci si riferisce? Io vorrei misurare il reale contributo femminile allo sviluppo della società che non è, a mio parare, verificare quante donne svolgono un lavoro o detengono un ruolo finora appannaggio esclusivo degli uomini. La questione quindi diventa un’altra: quanto del femminile è presente nelle nostre società? Concetti come delicatezza, condivisione, preservazione, empatia, collaborazione, adattamento, coinvolgimento, armonia, intuito fanno parte delle nostre culture e sono associate ad aspetti tipicamente femminili ma non sono valorizzate in favore invece di valori basati sui concetti di forza, possesso, efficienza, competizione, rigidità organizzative, visioni distaccate, razionalità. Ma se ci riflettiamo bene, quei concetti che ho classificato come “femminili” non sono altro che quelle energie che occorre attivare per dare una svolta alle nostre società in termini di equità e di sostenibilità.
L’obiettivo è quello di raggiungere società in cui gli aspetti femminili e maschili (che non coincidono rispettivamente con le donne e gli uomini) siano armoniosamente sviluppati.
Comprende come sia importante riflettere su tutto ciò per capire quali indicatori definire e adottare per valutare il vero contributo della donna al progresso dei nostri Paesi”

Lei ha seguito in prima persona la cerimonia per il semestre di presidenza tedesco del Consiglio dell’Unione europea che ha preso il via il primo Luglio. Un semestre in pandemia sul quale ci sono molte aspettative, come ha dichiarato l’Ambasciatore Elbling, che ha detto che la Germania conta sull’apporto di tutti i partner…E i rapporti si sono rinsaldati. L’Italia nell’ultimo vertice europeo ha davvero fatto gioco di squadra. Ma è stato sicuramente anche grazie all’appoggio e alla mediazione della Cancelliera Merkel – oltre al prestigio e alla determinazione del governo Conte in Europa (vorremmo ricordare anche il ministro per gli Affari Europei, Enzo Amendola, l’Ambasciatore Maurizio Massari e l’Ambasciatore Piero Benassi, ex capo della nostra sede diplomatica a Berlino, ora consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, che hanno affiancato il premier in quelle quattro lunghe notti e giorni) – che si è raggiunto l’accordo sul Recovery Fund, che si è sanata la pericolosa crepa che si stava creando fra blocco mediterraneo e blocco del Nordeuropa, uno dei momenti più drammatici del dopoguerra…

“Vorrei innanzitutto sottolineare che è stato un atteggiamento classificato come tipicamente femminile quello che ha consentito lo sblocco della situazione, la collaborazione.

Il nostro Paese è stato duramente colpito dall’emergenza sanitaria e dalle pesanti misure che ne sono scaturite e che non hanno precedenti nella nostra storia. La ripresa rappresenta una sfida per l’Italia e per tutti i Paesi europei. La sfida è data dalla necessità di adottare un diverso paradigma. Occorre cogliere questa occasione della ripartenza per dare una svolta alle nostre vite, renderle piene di senso, di attenzione, di rispetto per noi stessi e per tutta la realtà che ci circonda, a cominciare dall’ambiente così duramente colpito da decenni e decenni di incuria e di violenza.
Il nuovo paradigma deve trovare nella parola e nel concetto di “rispetto” la propria chiave interpretativa e di spinta all’adozione di decisioni che devono essere prese nel rispetto della vita di tutti e senza eccessive e incomprensibili (agli occhi dei cittadini) rigidità.

Quali sono gli obiettivi della Cabina di regia Benessere Italia che Lei presiede?

“La Cabina di regia Benessere Italia è l’organo di supporto tecnico-scientifico al Presidente del Consiglio con riferimento alle politiche che promuovono il benessere e alla valutazione della qualità della vita dei cittadini, con il compito di monitorare e coordinare le attività specifiche dei Ministeri, assistere le Regioni, le Province autonome e gli Enti locali nella promozione di buone pratiche sul territorio ed elaborare specifiche metodologie e linee guida per la rilevazione e la misurazione degli indicatori della qualità della vita.
In questo un ruolo importante lo giocano tutti quei soggetti, pubblici e privati che, operando sul territorio da anni in diversi settori, stanno vedendo nella Cabina un punto di riferimento per operare sia in maniera coordinata ma anche avendo una comune visione che è quella del benessere equo e sostenibile.
In questo momento la Cabina è impegnata a promuovere azioni e progettualità che cerchino di diminuire quelle fragilità emerse in maniera chiara con l’emergenza sanitaria. Progetti sull’alimentazione (occorre aumentare la consapevolezza della sua importanza per poter applicare quei principi di prevenzione di cui tanto si parla), sui servizi territoriali alla persona (la cui mancanza e cattiva organizzazione hanno sicuramente aggravato gli effetti dell’epidemia), sulla promozione di un turismo rispettoso della storia, del patrimonio culturale, artistico, paesaggistico e ambientale di cui il nostro Paese è così ricco. Questi, solo per citarne alcuni. Tutte le progettualità coinvolgeranno i ministeri ma anche i soggetti che operano sul territorio, sia pubblici che privati, sia grandi che piccole realtà come anche i Comuni, vere sentinelle nella costruzione del benessere nei territori”.

Fra meno di un mese si attende la ripartenza della scuola e dell’Università, con tutte le famiglie italiane in grande apprensione per il rientro a casa dei bambini e ragazzi… in molti Paesi nordici le lezioni non si sono fermate mai, si sono svolte prevalentemente all’aperto, e da noi?

“Nell’ottica di cui si parlava prima ovvero quella di cogliere l’occasione della ripartenza per cambiare paradigma, la scuola e l’Università dovrebbero riprendere il ruolo che le appartiene, ovvero quello non più luogo in cui la competizione e l’individualismo la fanno da padrone ma centro di coesione sociale, di costruzione della comunità nazionale, di formazione di cittadini consapevoli, attivi e rispettosi. Questo è il paradigma corretto per poter riprendere in sicurezza. Un nuovo paradigma di società nasce, cresce e si sviluppa nella Scuola e nelle Università”.

La pandemia, nonostante la sua tragicità, potrebbe essere un’occasione per riscoprire la natura e rilanciare il nostro meraviglioso patrimonio ambientale?

“L’Italia ha un patrimonio storico, artistico, culturale, ambientale e paesaggistico che è, possiamo dirlo tranquillamente, tra i più ricchi ed estesi al mondo. Questa unicità non è sempre facile da gestire (ogni angolo del nostro Paese esprime o nasconde una preziosità). Di questo spesso neanche gli Italiani sono consapevoli. L’emergenza che abbiamo vissuto ha consentito a molti di noi di apprezzare ancora di più l’importanza di rispettare l’ambiente in un cui si vive. In questa prospettiva occorre aumentare la consapevolezza dei cittadini sia attraverso la formazione che attraverso la conoscenza diretta. Il fatto che molti Italiani stanno trascorrendo il proprio periodo di riposo estivo sul territorio nazionale rappresenta sicuramente qualcosa che aumenterà tale consapevolezza”.

La Presidenza del Consiglio è stata promotrice di una raccolta fondi per l’emergenza Covid. Come è andata e dove si sono concentrate le risorse?

“La Cabina di regia ha appoggiato e coordinato insieme alla Protezione Civile la raccolta fondi ‘Insieme per fermare il Covid’ promossa dall’A.N.C.I. (Associazione Nazionale Comuni Italiani) con il suo Presidente Antonio Decaro, dall’UNICEF Italia, con il suo Presidente Francesco Samengo e dall’A.S.I. (Automotoclub Storico Italiano) con il suo Presidente Alberto Scuro. La raccolta ha superato il milione e mezzo di euro di donazioni. I primi 500.000 euro sono stati destinati all’acquisto (effettuato anche grazie alla collaborazione del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, UNDP) di materiale sanitario di prima necessità come tamponi, respiratori e mascherine: mezzo milione di mascherine protettive, arrivate a Roma, sono state smistate nei Comuni di Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Il restante dei fondi sarà presto destinato ad interventi locali sull’emergenza sociale (es. acquisto di buoni spesa).

Lei va al lavoro a Palazzo Chigi in bus, in Paesi nordici come la Germania è frequente che anche i capi di Stato e di governo si rechino in sede in bicicletta… Come sensibilizzare i cittadini e come rendere fruibili le nostre città (penso alla Capitale ma non solo) per la green mobility?

“Io mi reco al lavoro in bus e in treno (che a Roma si presta molto per spostamenti anche all’interno del territorio urbano). I territori italiani e i centri urbani del nostro Paese sono molto diversi tra di loro e nel tempo hanno trovato soluzioni differenziate, anche se non sempre adeguate, per la mobilità. Sarà molto importante in questa ripresa riuscire a programmare e progettare una mobilità che tenga conto sia delle esigenze dei cittadini che i limiti morfologici posti da un territorio non facile. Per esempio, non è possibile pensare di percorrere il territorio della Capitale con la bicicletta sia per la sua estensione (pensi che Roma ha una superficie di più di 1.200 kmq, contro, per esempio, i ca. 105 kmq di Parigi). Occorre affrontare la questione con una inter/multi modalità diffusa. Il progetto di chiudere l’anello ferroviario è in questa prospettiva particolarmente strategico”.

Quali sono i Suoi rapporti con il mondo tedesco?

“Conosco bene la Germania e in quel Paese ho amici carissimi con i quali sono in costante contatto. Il rispetto reciproco per le nostre culture, le nostre storie, le nostre peculiarità ci ha consentito di rafforzare il legame che ci unisce e secondo me rappresenta la vera cifra per poter costruire una nuova Europa che più che inseguire convergenze sia in grado di essere più equa, solidale e sostenibile e più femminile.
Qualche anno fa sono stata ricevuta in Cancelleria per esporre l’esperienza del Benessere Equo e Sostenibile dell’ISTAT cui ho contribuito come componente della Commissione Scientifica. Sul tema della definizione di indicatori che superino la logica del PIL l’Italia è tra i Paesi con maggiore esperienza. E’ stato un incontro molto interessante ma onestamente non sono aggiornatissima su cosa si sia fatto in Germania per sviluppare un sistema di indicatori di benessere. Sarebbe interessante trovare occasioni di contatto e di scambio anche con associazioni come ADIT”.